La maglia 21, per la sua particolare configurazione di area di transizione, rischia di divenire una zona di margine priva di una sua identità. Il progetto interviene a formare le connessioni tra città esistente, maglia e paesaggio rurale, per conferire all'area una nuova dimensione dell'abitare fondata sulla relazione con la componente naturale. Il verde attraversa lo spazio trasformandosi a contatto con i diversi elementi del progetto:l’elemento fondante del vuoto è l’orto “peri-urbano” che diviene poi spazio verde di filtro tra gli edifici e lo ritroviamo come una presenza regolare capace di generare nuove dinamiche spaziali e di fruizione sia nella dimensione privata dell’abitazione sia in quella comunitaria del tetto giardino.
Il nostro progetto accetta la sfida della città odierna: la definizione di una nuova forma di città attraverso il vuoto come elemento costitutivo dei nuovi spazi urbani. Negli ultimi decenni la perdita di valore dello spazio aperto è evidente; se il vuoto era la piazza, elemento primario determinante nella composizione della città e carica di valori simbolici, attività o funzioni; oggi è diventato luogo di attraversamento: strada, puro elemento connettivo di funzioni che annulla quasi completamente la complessità delle relazioni sociali, e perimetro di zonizzazioni incontrollate, sterile e acritico. La condizione della città contemporanea è la discontinuità dello spazio irregolare e frammentato, nel paesaggio della città diffusa le regole di connessione e di rapporti non sono più sufficienti a definire un principio insediativo che è debole e marginale perchè originato da un processo di accumulazione e frammentazione. La volontà di ricucire il rapporto tra il modo di abitare il territorio e la “città” che inevitabilmente è mutata in questi decenni è stata il nostro punto di partenza per la riflessione e definizione di strategie compositive del progetto. Nella città odierna il vuoto è l’elemento costitutivo dei nuovi spazi urbani: il vuoto che è altrove semplicemente lo spazio tra le cose, nel progetto diventa la struttura primaria della nostra “parte di città”.
In particolare la maglia 21 si sviluppa in un’area di transizione tra una parte di città consolidata ed un contesto paesaggistico prevalentemente rurale di passaggio dall’entroterra al mare. Tale condizione per quanto ricca di potenzialità e possibilità, cela il rischio di trasformare questa nuova “parte di città” in una grande isola delimitata da grosse arterie infrastutturali di cesura (la S.S. n. 16 “Adriatica” ed il futuro prolungamento di via Caldarola) e fondata su un modello insediativo proprio della città consolidata che non è in grado di rispondere alle caratteristiche di “transitorietà” proprie del locus. La mancanza, quindi, di un principio di composizione dello spazio rischia di portare sempre più ad una non organicità tra il tessuto e l’organizzazione spaziale dell’architettura, tra il pieno ed il vuoto, tra questa nuova parte di città e la campagna.
Il progetto introduce una rete strutturale che permette una varia tessitura di spazi e funzioni come reazione allo zoning ed alla rigida applicazione del principio di monofunzionalità che hanno portato nel tempo alla rottura della continuità e della varietà della vita urbana. Il vuoto è stato ripensato e percepito come uno spazio pubblico multifunzionale, come luogo di vita personale in cui trascorrere il proprio tempo, come spazio aggregativo e di crescita della vita sociale collettiva. Come “transizione” tra la città e la campagna l’elemento fondante del vuoto è l’orto “peri-urbano” che non solo favorisce l’aggregazione sociale, ma soprattutto recupera un rapporto diretto ed attivo con la terra e la natura nel rispetto della memoria storica del luogo. Le coltivazioni forniscono prodotti destinati sia al consumo familiare, sia alla vendita ed alla ristorazione a kilometro 0 in un’ottica di uso costante, 24h su 24h, dello spazio naturale. Elementi eccezionali nel tessuto naturale diventano gli spazi “antropici” le cui funzioni (ricettive, sportive, culturali, relax) sono più legate alla condizione della città. Composti tra loro secondo una serie di parametri come il suono (forte, moderato o basso), la frequentazione (popolato o isolato), la superficie (pavimentata o verde), la linea di terra (piana, inclinata o gradonata) ed il grado di copertura, si legano allo spazio naturale degli orti o in modo diretto, come per le aree ricettive in particolare quelle mercatali e per la ristorazione, o attraverso dei filtri costituiti da spazi verdi aperti articolati in modo che sia l’utente a definirne la funzione. In contrasto con una netta divisione e definizione di ciò che è pubblico da ciò che è privato, strada ed edificio, vuoto e pieno, gli edifici residenziali si uniscono al volume della strada in totale coesione, formando una unità di luogo in una molteplicità di azioni che fanno multiforme e policentrico lo spazio unitario. Evitando il disegno tipico degli edifici a corte dove i confini definiscono in modo netto lo spazio esterno da quello interno della corte, l’attacco a terra diventa uno spazio libero in continuità con Il vuoto “naturale” e in diretta relazione con il centro della corte immaginato come una vera e propria piazza dal valore aggregante tipico di un ambiente fortemente antropizzato come quello della città.
Le riflessioni e le analisi prodotte sulla frammentarietà degli spazi della città contemporanea e sulla discontinuità dei vuoti e dei pieni ha condotto il progetto verso un’idea di forma riconoscibile più per le connessioni tra le sue parti che per la complessiva figura geometrica che tali parti tendono a delineare. È il vuoto l’elemento costitutivo dei nuovi spazi urbani ed è al suo interno che si articolano la varietà e le diverse parti della città. In un’area di transizione come la maglia 21 è inevitabile constatare come la distanza tra le parti si dilata, come la campagna ed il vuoto siano e debbano essere preminenti rispetto agli elementi estranei delle costruzioni; è il pieno ad essere frammentato e sparso lungo una serie di tagli che ne definiscono le relazioni. Esso si combina di parti poco profonde, di linee, non si tratta di oggetti isolati, ma di frammenti che si compongono tra loro attraverso un sinergia di spazi interstiziali legati da una stretta relazione ed interdipendenza. Fisicamente “raccolgo” i frammenti attraverso il vuoto e le connessioni, visivamente controllo e misuro lo spazio attraverso un gioco di visuali dove la materia definisce ed orienta lo sguardo lungo i tagli. I percorsi definiti dai tagli raccontano il gioco delicato di ripetizioni e variazioni degli spazi “antropici” fino al punto di fuga definito dall’albero al centro della piazza-corte. Trasversalmente il confine dei diversi vuoti delimita in modo spontaneo una serie di percorsi connettivi dal carattere fortemente naturale dove vince l’irregolarità e la libertà della vista. Gli spazi di collegamento non sono semplici e neutrali elementi di connessione tra elementi principali, ma insieme, e al pari di questi, formano un manufatto continuo che si caratterizza attraverso il vuoto ed il verde che si trasforma a contatto con i diversi elementi del progetto.
Le residenze, unico elemento persistente della città, rispondono ad una necessità odierna: avere la possibilità di scelta, un’alternativa al vivere nella città secondo modi e criteri imposti rigidamente e quasi sempre non adatti alle reali necessità dell’uomo contemporaneo. La varietà è garantita non solo grazie alla combinazione di diversi moduli abitativi studiati e dimensionati per le diverse esigenze, ma anche attraverso un modo di vivere che, diversamente dalla condizione introversa della città, è proiettata all’esterno in diretta continuità con il vuoto, elemento peculiare del progetto. Le unità abitative sono intrecciate tra loro secondo una varietà di 3 differenti tagli: small (60mq), medium (80mq) e large (140mq). I più piccoli pensati per single, giovani coppie e studenti riscoprono la forma dell’abitare minimo ed economico; i medi destinati alle piccole famiglie e giovani coppie ed infine i più grandi per le famiglie più numerose ed utenze più benestanti. Nello sforzo di disinnescare una successione di dicotomie pieno – vuoto, dinamico – statico, dentro-fuori, l’elemento di continuità è dato dallo spazio aperto: terrazze e balconi continui che scorrono ed abitano l’intero edificio diventano preminenti nella composizione degli ambienti dell’abitazione. Il sistema della corte, inoltre, offre la possibilità di un doppio affaccio differenziato: dal lato esterno il vuoto naturale e da quello interno il vuoto fortemente antropizzato della piazza. La dimensione domestica più intima si relaziona costantemente con lo spazio aperto a tal punto che è possibile quasi affermare che non vi è uno spazio propriamente chiuso ed introverso tipico dell’abitare nella città. Il verde entra negli edifici, è l’elemento costante, come una presenza regolare capace di generare nuove dinamiche spaziali e di fruizione sia nella dimensione privata dell’abitazione sia in quella comunitaria del tetto giardino.
Le regole compositive del progetto si basano, quindi, su una rete di connessioni e di relazioni che permette una tessitura di spazi e di funzioni, di vuoti e pieni, di dimensione collettiva e residenziale, fortemente legati tra loro attraverso lo spazio ed il verde consentendo una rivalutazione dell’architettura strettamente legata al locus transitorio della maglia 21.