“Viviamo nell'epoca del simultaneo, nell'epoca della giustapposizione, nell'epoca del vicino e del lontano, del fianco a fianco, del disperso” (Foucault)
Le dinamiche economiche, politiche e sociali attuali stanno incidendo profonde trasformazioni sulla città contemporanea, la cui lettura come forma statica è ormai riduttiva. Alla dismissione degli edifici non corrisponde un loro efficiente riuso, mentre nuovi modelli abitativi necessitano di spazi flessibili, fluidi e dinamici.
In questo scenario, L’intervento oggetto del concorso è stato concepito come progetto pilota di un più ampio modello di gestione e condivisione dello spazio costruito, “Space Sharing”, l’applicazione che mette a disposizione della comunità spazi di cui usufruire temporaneamente per il lavoro o per lo svago.
I fenomeni in atto nel centro storico di Catania sono assimilabili a quelli che investono la città contemporanea in generale: la disgregazione del legame tra spazio costruito e modi dell'abitare che è stato alla base dei modelli insediativi della città tradizionale, la conseguente perdita di identità delle comunità urbane, la crisi degli assetti funzionali, dei tipi edilizi tradizionali e della stessa organizzazione della città e del territorio.
L'edificio oggetto del concorso, un ex deposito di autobus dismesso segnato da un susseguirsi di usi e alterazioni all’interno di un contesto urbano complesso e stratificato, è stato quindi identificato come un possibile scenario nel quale intervenire per mettere a fuoco le potenzialità di Space Sharing come strategia di riuso e di riqualificazione urbana.
Con l'obiettivo di attivare uno spazio pubblico urbano, il progetto propone la rottura della spazialità conclusa dell’edificio, configurando un’architettura estroversa che si apre al contesto morfologicamente e funzionalmente per stabilire un rapporto spaziale e visivo con l'esterno, che è stato riconfigurato e arredato con sedute e elementi arborei.
Ogni locale ha un affaccio trasparente rivolto verso l’esterno sul fronte sud, e da esso ha accesso diretto come una tradizionale bottega. Questa scelta è stata fatta anche in funzione della riqualificazione dello spazio esterno, che si arricchisce della vitalità tipica di una piazza urbana, configurandosi come lo spazio di quella socialità e di quello scambio di cui le attività che si svolgono all’interno dell’edificio costituiscono il motore. Diversamente dal fronte sud, il fronte nord è caratterizzato da uno spazio-filtro, anche esso trasparente, che si propaga nel contesto urbano circostante e che, oltre a servire da spazio di accesso e distribuzione ai diversi ambienti, costituisce un momento di transito e sosta. Il fronte nord si caratterizza così per il disegno unitario della facciata, mentre il fronte sud, costituito dagli affacci delle singole cellule sullo spazio pubblico antistante, si caratterizza per la sua immagine in continuo mutamento. Infine, una scala esterna consente l'accesso alla copertura dell'edificio, che viene resa praticabile e costituisce un'implementazione sopraelevata, dello spazio pubblico circostante l'edificio.
«Costruire è l’arte di conformare un tutt’uno dotato di senso, a partire da una molteplicità di parti singole.» (Zumthor,)
La strategia di riuso e riqualificazione funzionale di Space Sharing è basata sulla convivenza, nella medesima struttura, di differenti funzioni al servizio di una platea di attori in costante mutamento, che interagiscono tra loro alterando le tipologie canoniche dei singoli usi.
La proposta muove dalla constatazione che la città contemporanea vede aumentare da un lato l'offerta di spazi dismessi, sottoutilizzati o da riqualificare e dall'altro la domanda di spazi flessibili nell’uso e nella gestione, spinta dall’emergere di nuove forme di abitare, lavorare, socializzare, e che questa offerta e questa domanda possono incontrarsi nell'uso temporaneo degli spazi reso possibile dall'applicazione Space Sharing.
L'edificio è stato quindi ripensato come una struttura in grado di alloggiare e fare interagire usi distinti, combinando attività private e sfera pubblica. L'impianto regolare dell'apparato strutturale scandisce l'alternarsi degli ambienti di Space Sharing e ne indirizza le caratteristiche spaziali e dimensionali: all'interno delle nove campate strutturali dell'edificio trovano posto sette attività diverse, che sono state definite per macro-categorie di attività legate al lavoro, allo svago e alle più comuni pratiche strettamente connesse all'abitare: lo “showroom” (per l'esposizione o la vendita di opere e merci), “l'atelier” (per il lavoro manuale), “lo studio” (per il lavoro intellettuale), “la giocheria” (per le attività dei bambini), “la cucina” (per corsi o eventi gastronomici), “la sala dei ricevimenti” (per eventi, feste e svago) e il teatro (per eventi con presenza di pubblico). Ad usufruire di questi spazi sono gli utenti dell'applicazione Space Sharing, che attraverso l'interfaccia informatica possono prenotarne l'uso per un periodo limitato di tempo.
Oltre che sulla diversificazione delle funzioni, il progetto punta dunque sulla diversificazione degli utenti e sulla modulazione temporale dell'uso che viene fatto degli spazi. La dimensione temporale e gestionale entra così nel progetto, nel tentativo di superare la proposta multifunzionale, per proporre un modello di gestione del patrimonio costruito in grado di dare nuova vitalità al tessuto sociale e urbano.
«L’architettura oggi è più che mai un’architettura di relazioni anziché di oggetti, di spazi relazionali, dinamici, anziché di scene statiche.» (Bocchi)
La sequenza degli ambienti all'interno di Space Sharing Catania è stata pensata in maniera da agevolarne l'integrazione funzionale e le possibilli relazioni e contaminazioni reciproche (produzione - esposizione e vendita; lavoro manuale - lavoro intellettuale; cucina - svago; svago - intrattenimento etc). L'accessibilità trasversale tra di diversi ambienti consente anche di servirsene contemporaneamente per specifiche attività. Gli altri ambienti all'interno dell'edificio contribuisono a favorire le interazioni tra le diverse parti programmatiche: lo spazio-filtro esterno, oltre a constiture l'accesso e a connettere gli ambienti tra loro, costituisce un momento di sosta e relazione, cosi come la copertura praticabile.
Più in generale, Il modello di gestione proposto punta a fornire spazi flessibili nella loro conformazione e nel loro uso, incentivando lo scambio e la condivisione sia attraverso la sperimentazione tipologica e funzionale che attraverso l'avvicendamento temporale degli utenti.
La piattaforma informatica “Space Sharing” permette ai membri delle comunità locali, ma anche ai cosiddetti temporary users, che esprimono nei confronti della città una domanda pressante di spazi flessibili per lo svago, il lavoro o la cultura, di confluire in una struttura e condividere spazi, interagire e sperimentare nuove forme di relazione.
Per sua stessa natura quindi, Space Sharing promuove un uso flessibile, dinamico ed economicamente e socialmente sostenibile degli spazi della città contemporanea. L'avvicendamento e la compresenza temporale degli utenti garantisce un costante ricambio degli attori all'interno della struttura, e potenzialmente ne favorisce una vitalità costante nellìarco della giornata, allineando il progetto alla condizione di simultaneità, di molteplicità e di discontinuità degli eventi tipici dell'abitare contemporaneo.
“La forma è un concetto statico; la metamorfosi è il concetto genetico della forma e della realtà in divenire.” (Formaggio)
L'interno dell'edificio si configura come un insieme di cellule che alloggiano spazi attrezzati in grado di ospitare, alternativamente o contemporaneamente, piccole attività di servizio all’abitare, terziarie o produttive, che possono svolgersi indipendentemente oppure congiuntamente, incontrandosi e contaminandosi a vicenda. Le cellule sono dimensionate, attrezzate e arredate in funzione delle attività che vi si possono svolgere. La trasparenza delle pareti divisorie interne, in vetro strutturale, consente la percezione di un ambiente unico, a cui contribuiscono la pavimentazione continua in cemento industriale e il disegno unitario degli arredi con struttura in ferro e piani in legno, mentre piccoli dislivelli tra i diversi ambienti accompagnano la differenza di livello tra un'estremità e l'altra dell'edificio.
Gli ambienti sono configurati in maniera da consentirne una fruizione sia privata (con sistemi mobili di schermatura delle pareti vetrate interne per impedire interferenze tra le diverse attività che possono svolgersi contemporaneamente all'interno dell'edificio e salvaguardare la privacy degli utenti), sia trasversale, con la possibilità di mettere in comunicazione e in gli spazi tra loro adiacenti per un loro uso simultaneo e congiunto.
Una fascia longitudinale attraversa l'edificio longitudinalmente sul fronte nord e alloggia gli ambienti di servizio (servizi igienici, magazzini, guardiania e locali di servizio dei singoli ambienti) e gli impianti tecnologici. Il rivestimento in pietra lavica della pavimentazione dello spazio-filtro sul fronte nord è riproposto anche sulle pareti esterne della fascia di ambienti di servizio, caratterizzando così l'immagine esterna dell'edificio con una riproposizione dell'uso della pietra locale tipico dell'edilizia catanese.
“La filosofia del territorio post-metropolitano sembra esigere la nostra metamorfosi in pure anime, o in pura dynamis, energia intellettuale” (Cacciari, 2006)
L'abitare tradizionale, inteso come l'esistenza stanziale di uomini attorno a legami territoriali, familiari, culturali e lavorativi, è ormai compromesso da un processo che tende al dinamismo, al nomadismo, alla precarietà. l'idea di proporre un' applicazione informatica in un concorso di progettazione nasce quindi dalla considerazione che essere progettisti oggi significa non solo ripensare lo spazio costruito, ma saperne controllare anche la governance, la gestione e le forme d'utilizzo, confrontandosi con le nuove tecnologie e forme di comunicazione, le nuove forme di economia, le nuove forme dell’abitare.
Sperimentando l'interazione tra spazio costruito e tecnologie informatiche, e immaginando un modello gestionale aperto, flessibile e temporalmente modulabile, il progetto vuole proporre un modello per il riuso del patrimonio dismesso e degli spazi in attesa che sia in grado di rivitalizzare e infondere nuovi stimoli al tessuto urbano.
La proposta aspira a stimolare una riflessione critica sulle strategie di trasformazione urbana, sugli strumenti del progetto e sul ruolo dei progettisti rispetto all'emergere di temi centrali della nostra società. La complessità della condizione urbana attuale colloca infatti l’architettura in una dimensione necessariamente multidisciplinare, all'interno della quale il progetto deve essere in grado di descrivere la complessità contemporanea e di mostrare la prospettiva verso la quale è diretta.