Il progetto intende “liberare” Piazza Pietro Lupo dall’aggressione indiscriminata delle auto e dalla banalizzazione dello spazio, riqualificando il luogo come nuovo salotto urbano. Con l’obiettivo di dare valore al senso del vuoto, al non pieno, il progetto invita a vivere la piazza, attraverso un arcipelago di volumi, (uniti da un'unica copertura), che si propone alla città in modo PERMEABILE e APERTO. La nostra proposta è una costellazione di spazi condivisi, in cui l’articolazione di funzioni differenti, produce spazi in between che invogliano la circolazione tra essi e producono ambienti con gradienti di intimità diversa. La ricchezza di questo schema compositivo risiede nell’indeterminatezza dei vuoti, nella loro capacità di adattarsi a desideri e situazioni differenti.
Piazza Lupo è strategicamente collegata al resto della città, attraverso un percorso ideale che va da piazza Teatro Massimo Bellini fino al lungomare, passando per via Teatro Massimo e piazza Martiri della Libertà. La sua posizione, quindi, impone un ripensamento di questo vuoto urbano, per riscoprire la Piazza non più come mero parcheggio ma come LUOGO DI INCONTRO. C-VITA Lab è un laboratorio aperto composto da un insieme di volumi aggregati, spazi condivisi che permettono un forte coinvolgimento con il contesto. Un nuovo paesaggio urbano, in cui lo spazio pubblico è espandibile o contraibile a seconda della sua INTERAZIONE con i padiglioni.
Piazza Lupo si configura quindi come un unico spazio FLUIDO con l’obiettivo di favorire gli scambi culturali e sociali tra i fruitori del centro, i residenti o i semplici passanti; dando vita a un modo innovativo di pensare le interazioni tra le persone che vivono la città. Ci immaginiamo Piazza Lupo pervasa da un forte senso di comunità e di animazione: un luogo urbano da RI-ABITARE. La dimensione civica prevale su quella architettonica. La concezione spaziale di gruppi di isole tematiche è pensata per abbracciare l’evoluzione urbana: essendo strutture a secco, i padiglioni possono essere realizzati in fasi diverse, e ridursi o intensificarsi secondo le richieste del quartiere. Il progetto risolve con intervento d’insieme, che integra la riqualificazione degli spazi aperti e dell’edifico esistente, la complessa questione di “abitare la densità”.
Abbiamo voluto porre alla base dell’idea del progetto, la sua capacità di relazionarsi al resto del quartiere grazie alla rete di percorsi che attraversano la struttura dell’ex palestra, per renderla percorribile, ponendo le persone in sinergia con il nuovo sistema di isole. Questo principio ha permesso di attivare una rigenerazione urbana del contesto secondo lo stesso principio di SOTTRAZIONE, grazie ad operazioni di minimo impatto come la riorganizzazione dei parcheggi, la pedonalizzazione di buona parte della piazza la scarificazione dell’asfalto, la messa a dimora di essenze arboree e l’uso di pittura termoplastica sull’asfalto, la trasformazione di Piazza Lupo è gestita con criteri di risparmio economico e di miglioramento ambientale.
A differenza del corpo edilizio esistente: un guscio chiuso, non inclusivo, il nuovo C-Vita Lab è uno spazio arioso e luminoso, non esistono più pareti divisorie, né spazi rigidamente chiusi. La socializzazione delle persone avviene attraverso uno spazio DINAMICO. Le funzioni presentano un efficace mix che ne permette il funzionamento lungo tutto l’arco della giornata, a vantaggio di un ampio target di persone. Analizzando i bisogni del quartiere sono emerse 7 aree tematiche:
In un'epoca di non comunicazione fisica è compito dell'architetto fornire spazi REALI per la comunicazione diretta tra le persone. C-VITA LAB è un architettura che si rivela completamente grazie alle relazioni con le persone che utilizzano gli spazi e l'ambiente circostante. L'idea d'insieme che traspare è l'assenza di limiti fisici: la FLUIDITÀ dei flussi genera la composizione dei volumi. Comunicazione, interazione e cooperazione sono le parole chiavi alla base del progetto.
La suggestione per le relazioni tra i fruitori del C-VITA LAB riprende metaforicamente l’idea alla base del sistema Open Space Technology (OST), un metodo di lavoro basato sulla libera circolazione di idee, proposte e visioni dei partecipanti. Il progetto, infatti, incoraggia la circolazione pedonale all’interno della piazza e in particolare attraverso i padiglioni. Il nuovo assetto potrà facilitare il dialogo e gli incontri casuali sia da parte dei fruitori, sia da parte dei curiosi che, passando per la piazza, saranno invogliati ad entrare.
Abbiamo condotto un’analisi più specifica rispetto ad alcuni fattori determinanti: posizione dell’area, bacini di utenza potenziali, sostenibilità economica delle varie funzioni, aggregabilità e flessibilità delle attività, casi studio analoghi e possibili interazioni con istituzioni e attività non profit. I flussi che si muovono all’interno della piazza e le loro intersezioni agiscono da azioni feconde per trasformare C-VITA LAB un polo attrattivo del quartiere. I servizi collaborativi proposti sono basati sulla CONDIVISIONE, sullo SCAMBIO e sulla PARTECIPAZIONE a livello locale dei cittadini.
Tra le svariate forme di volontariato, associazionismo e attori locali presenti, potrebbero essere coinvolte nella trasformazione dell’ex palestra:
- Collettivo Palestra LUPo
- Gruppo Acquisto Solidale
- Associazione RipuliAMO Catania
- Associazione Artigiani Riuniti
- Urban TaLent Lab
- Associazione “Lungomare Liberato“
- Associazione “Salvaciclisti”
- Associazione Gammazita
- Comune di Catania
- Comitati cittadini
La POROSITÀ è il principio compositivo dello spazio. Secondo un impostazione spaziale orizzontale, (non gerarchica), non esiste più un interno ed un esterno. I percorsi e le forme, infatti, possiedono un senso espansivo; guidano gli occhi e il corpo a muoversi nell’intero spazio. Il paramento murario è smaterializzato, trasformando il nuovo C-Vita Lab in un luogo dove l’arte, la cultura e la vita della città possono mescolarsi. L’articolazione dell’impianto planimetrico consente ai diversi spazi d’interagire senza confini distinti, creando una esperienza pubblica condivisa tra architettura e spazi aperti.
Una volta eliminati i muri, il corpus strutturale dell’edificio esistente appare nella sua franchezza: pilastri e travi che sorreggono le pensiline dell’ex stazione degli autobus costruita negli anni ‘60. La leggerezza dei nuovi padiglioni e il loro distacco dalla struttura, inducono a percepire la copertura come delle ali di un gabbiano che fluttuano sopra la piazza. L'uso di volumi elementari, di forme morbide e involucri opalini, quasi eterei, contribuiscono a creare un'architettura RAREFATTA e minimale.
Luce e vista trapassano l’involucro, ma le immagini ne vengono lievemente deformate, apparendo come presenze incerte nello spazio; ne deriva nell’insieme una immagine di molli opalescenze, come se i padiglioni fossero vestiti di un morbido velario. Le attività dei sette padiglioni sono indentificate dai colori sulle soglie di ciascun volume. Gli arredi possono essere personalizzati dai fruitori e realizzati da loro in autocostruzione. Un fattore essenziale è la LUCE: il rivestimento opalescente di policarbonato bianco, infatti, permette alla luce naturale di filtrare durante il giorno e converte i volumi in grandi LANTERNE che illuminano la piazza di notte. Le superfici dei padiglioni possono essere utilizzate anche come display su cui visualizzare immagini digitali e animazioni, ma soprattutto possono servire come supporto per la proiezione di film per il quartiere durante il cinema all’aperto.
Quando l’uso di C-Vita Lab sarà giunto al termine, essendo i padiglioni strutture a secco, potranno essere smontati e trasferiti in altre parti della città, la piazza quindi tornerà al suo antico uso, quello di un vuoto urbano.
La nostra idea di ri-funzionalizzazione dell’ex palestra Lupo è quella di un Urban Park, un incubatore di creatività, dove coltivare le proprie passioni e mettere a frutto le proprie idee. Un architettura aperta alla società che rifletta l’idea di forum pubblico. La continuità tra C-Vita Lab e Piazza Lupo è uno degli aspetti più importanti del progetto, per aprire il sito visivamente e fisicamente. La frammentazione dei volumi in ISOLE, accoglie i flussi provenienti da varie direzioni. Non si può sbagliare ingresso, perché non ne esiste uno principale. Il vuoto tra le “bolle” è una galleria urbana, incoraggia la scoperta e permette nuove interazioni. L’edificio è progettato pensando alla CIRCOLAZIONE delle persone in flussi non convenzionali, pertanto la geometria esistente dell’edificio è stata sostituita da forme morbide che invece di ridurre le possibilità spaziali prendendo distanza dal comportamento umano, utilizza il comportamento umano per modellare l’architettura, favorendo la SOCIALIZZAZIONE.
Per la riqualificazione della piazza abbiamo considerato il suolo come un paesaggio. L’asfalto è scarificato per introdurre elementi di naturalità nell’ambiente urbano. Il pattern utilizzato permette di non definire le aree con confini precisi, bensì mantiene l’idea di un gradiente, che a seconda della sua densità o rarefazione direziona i flussi e gestisce gli ambiti carrabili da quelli pedonali. Le diverse densità e diametri dei buchi disegnano aree verdi dalle dimensioni e forme diverse. Lo spazio aperto è disegnato con segni grafici, che si estendono anche alla carreggiata stradale, donando alla piazza un forte senso di identità. Questa unità è tale da indurre gli automobilisti ad acquisendo la consapevolezza di transitare in un luogo dove il pedone ha la priorità.
Catania è una città sul mare, in piazza Lupo l’acqua è evocata grazie a piccoli punti luce, che durante la notte si accendo come metafora delle riflessione del sole sull’acqua. Alcune sedie, in acciaio verniciato, sono disseminate in prossimità dei padiglioni per permettere ai residenti di spostarle al sole, all’ombra, accanto a quelle degli amici, per personalizzare gli spazi e sentirsi a casa. Il messaggio che ci piacerebbe comunicare è che la piazza non è solo un elemento di passaggio e transito ma un ambiente abitabile e VISSUTO.