Uno degli obiettivi principali che si pone il progetto è quello di creare un forte legame tra il contesto che lo circonda e l’area su cui sorge, attraverso la forma e la disposizione degli edifici. E’ grazie alla distribuzione delle funzioni e alla presenza degli spazi pubblici che si rafforza la relazione tra città e progetto.
La corte rappresenta un luogo di intimità di una micro-comunità, permettendo di connettere e condividere diversi spazi collettivi e creando una forte relazione con le funzioni residenziali annesse.
L’intervento proposto si sviluppa studiando i rapporti tra spazio pubblico, collettivo e residenziale, in linea con temi che caratterizzano l’abitare contemporaneo.
Uno degli obiettivi principali che si pone il progetto è quello di creare un forte legame tra il contesto che lo circonda e l’area su cui sorge, attraverso la forma e la disposizione degli edifici. E’ grazie alla distribuzione delle funzioni e alla presenza degli spazi pubblici che si rafforza la relazione tra città e progetto.
La corte è da sempre un tipo diffuso nella tradizione rurale milanese, insieme al ballatoio, è vista come un modo di abitare fatto di intimità, di legami, di scambio, di condivisione e di unione.
L’area di progetto, che si affaccia su zone agricole a ovest e su un parco a nord, si trova in un tessuto consolidato prevalentemente a uso terziario e industriale, questa condizione particolare tra natura e industria ha offerto degli spunti di riflessione per riconnettere due tipi di paesaggio attraverso un sistema articolato di corti che fungono da filtro.
La corte rappresenta un luogo di intimità di una micro-comunità, permettendo di connettere e condividere diversi spazi collettivi e creando una forte relazione con le funzioni residenziali annesse. La forte critica ai modelli residenziali che si sono diffusi negli ultimi decenni è prevalentemente incentrata sulla monofunzionalità di tali comparti, in cui si annullano la socialità e le dinamiche che si possono innescare negli spazi di relazione. L’intervento proposto si sviluppa studiando i rapporti tra spazio pubblico, collettivo e residenziale, in linea con temi che caratterizzano l’abitare contemporaneo.
All’interno del progetto la corte viene scomposta secondo le due direzioni principali del lotto dando un significato diverso all’orientamento degli edifici associandone le diverse funzioni. Gli spazi pubblici e collettivi si sviluppano al piano terreno, trasversalmente rispetto alla direzione longitudinale del lotto e dell’asse viario principale, rendendo più permeabile l’intera area di intervento ed evitando la creazione della gerarchia fronte-retro tipica degli edifici posti lungo le strade. Le residenze si sviluppano a partire dal piano primo, e sono disposte lungo la direzione principale orientando gli appartamenti verso il paesaggio rurale. La sovrapposizione dei due livelli (pubblico e residenziale) definisce le forme dei cortili permeabili con diverse connotazioni: la piazza, il parco urbano, l’area gioco per bambini, l’area relax e la piazza del mercato.
Il Social Housing come forma innovativa di “abitare sociale” deve prevedere non solo nuovi modelli di progetto urbano ed architettonico, ma anche e soprattutto nuovi modelli di gestione sociale, oggi ancora in fase di sperimentazione ed innovazione. La cura degli spazi collettivi, sia aperti che chiusi, è alla base della promozione sociale capace di stimolare autoproduzione, autogestione e soprattutto la creazione di legami e valori comunitari. Ne consegue una visione condivisa a livello di vita locale, verso un cambiamento che punta direttamente alle persone e all’evoluzione degli atteggiamenti individuali.
Grazie alla presenza e alla fusione di diverse funzioni collettive e residenziali, nonché servizi e aree comuni, il nuovo complesso sarà adattabile a diverse categorie di persone e famiglie, rompendo gli schemi dell’abitare tradizionale.
Il complesso si compone di sette stecche a un piano dedicate alle funzioni comuni e di altrettanti blocchi ospitanti le residenze. Questi si sviluppano su quattro o cinque piani fuori terra, oltre agli spazi in copertura dedicati agli orti urbani.
Al piano terra sono distribuite le aree comuni, in funzione dei bisogni e delle esigenze di chi vi abiterà e non solo: il campo da basket, l’asilo, il bar di vicinato, il supermercato di vicinato, i distributori di acqua e latte, diversi spazi di relazione sia per gli anziani che per giovani, come sale computer, aule studio e sale per la musica, la palestra, la biblioteca con annessa libreria, la ciclo-officina con annesso deposito per le biciclette, uffici per il co-working, la falegnameria e spazi autogestiti dedicati alla produzione.
Ulteriori funzioni dedicate ai soli residenti si sviluppano attorno ai vani scala, in posizione strategica poiché prossimi agli ingressi. Qui si articolano le zone lavanderia e stenditoio, le cucine comuni e altri spazi di fruizione collettiva.
Dal piano primo si sviluppano le residenze, su tre o quattro piani, fino a raggiungere l’ultimo piano, dove sorge una serra che ospita gli orti urbani a disposizione dei residenti, i quali possono in questo modo sviluppare una serie di attività legate alla coltivazione e alla produzione di prodotti a km 0.
La semplicità dell’impianto planimetrico della residenza rappresenta una risposta alla frammentarietà del contesto, offrendo un’immagine forte in un’area di trasformazione urbana. La dimensione dinamica e l’espressione scultorea del progetto si realizzano nel contrasto tra la forma degli edifici e la semplicità dei singoli componenti.
Il principio ispiratore del progetto, basato sull’intento di mettere in relazione la dimensione collettiva con quella individuale, prende vita attraverso la forma degli edifici, i quali rappresentano al piano terra l’uguaglianza e la comunità, mentre ai piani superiori riflettono l’individualità di ogni residente.
Le singole unità a corte vengono accorpate a formare un cluster urbano denso. A differenza della ormai superata zonizzazione, le funzioni si raccolgono e si intersecano, sovrapponendo gli spazi e le distanze. Viene recuperata una dimensione più umana, determinando una promiscuità spaziale.
Gli spazi aperti diventano delle piazze tematiche collegate alle varie funzioni pubbliche e ai servizi dei blocchi del piano terra. Lo spazio pubblico permea totalmente l’area e fluisce all’interno, definendo spazi vedi, spazi di transito, spazi attrezzati e di arredo urbano. Tutte le piazze, collegate tra loro, formano un continuum totalmente accessibile ed attraversabile.
L’impianto planimetrico viene svuotato, viene aumentata la complessità percettiva, senza intaccare però la leggibilità e la chiarezza visiva degli spazi. Si crea così un sistema poroso orizzontale che fonde l’esterno con l’interno dell’area.
Gli spostamenti orizzontali sono la chiave per nuove percezioni spaziali, che generano sempre nuovi punti di vista, collegati a diverse visioni della socialità interne al progetto.
La distribuzione delle residenze è organizzata attraverso ingressi e corpi scala separati ai quali si accede dalle piazze del piano terra. Un sistema di ballatoi affacciati sul fronte est distribuisce gli appartamenti e genera un ulteriore spazio di socialità e di incontro. Gli alloggi risultano diversificati tra di loro per tipologia e metratura, ma l’orientamento rimane lo stesso in ogni blocco. Ogni abitazione gode di un’ottima illuminazione e ventilazione naturale degli ambienti in quanto tutti hanno un doppio affaccio grazie all’accorpamento di moduli di 3.6m che compongono i diversi tagli di alloggi. Per ogni appartamento è prevista la doppia esposizione lungo l’asse est /ovest. Gli ambienti di servizio affacciano sul ballatoio comune di accesso, mentre la zona giorno e le camere da letto affacciano verso il paesaggio agricolo ad ovest, godendo quindi della vista migliore.
I tagli degli appartamenti sono misti, così come richiesto da bando, per soddisfare le diverse esigenze di chi vi andrà ad abitare e per garantire una flessibilità interna per future variazioni interne. Gli appartamenti si distinguono in monolocali, bilocali, trilocali, trilocali con cucina separata e quadrilocali, e tutti presentano una loggia privata alla quale si accede dalla zona giorno. Le aperture in facciata sono alternate a seconda della posizione dei moduli e grazie ai sistemi di chiusura generano un mutevole gioco di pieni e vuoti. Gli ambienti di servizio sul ballatoio comune prevedono delle finestre alte, che garantiscono la privacy all’interno. Verso ovest invece delle grandi vetrate a tutta altezza permettono l’accesso alle logge e ai balconi privati, che esternamente cambiano aspetto grazie a sistemi di pannelli di brise-soleil scorrevoli. Questi permettono agli utenti di regolare l’entrata di luce all’interno delle stanze, disegnando una facciata sempre diversa a seconda delle stagioni e delle ore della giornata, trasformando l’intervento in un esempio di architettura sociale efficiente anche dal punto di vista energetico.
In un intervento di rigenerazione urbana, le relazioni tra le funzioni insediate, la morfologia urbana e la qualità dello spazio pubblico sono elementi centrali del progetto. Progettare una residenza di questo tipo significa intervenire non solamente sugli aspetti urbani, tipologici, e funzionali, ma soprattutto su tutti quegli aspetti sociali che caratterizzano gli spazi: l’edificio che si genera non deve essere solo l’opportunità attraverso cui riqualificare una porzione di città o un nuovo tessuto urbano, ma deve garantire spazi da abitare flessibili e adattabili, e allo stesso tempo stimolare e incrementare le relazioni sociali e umane. Queste riflessioni partono dalla considerazione che una città si comporta come un organismo “vivo”, che cambia nel tempo rispetto ad un sistema di forze esterne che agiscono su di essa, e questo significa considerare mutevoli anche i suoi abitanti. Sarebbe perciò sbagliato e riduttivo portare tutto su un aspetto economico, quando si ha la possibilità di ripensare il sistema abitativo residenziale introducendo una serie di variabili temporali e sociali. È necessario ridefinire un “nuovo habitat”, volto a garantire relazioni umane e sociali e non solamente a fornire un servizio. Da un’altra ottica non meno importante della rigenerazione, interventi come questi possono arrivare ad offrire non solo un miglioramento della qualità urbana ed architettonica, ma a valorizzare economicamente il suolo e le nuove dotazioni funzionali: integrare anche importanti aspetti sociali. Gli spazi aperti non devono essere intesi come semplici “materiali urbani”, ma piuttosto nella loro più ampia accezione della “produzione sociale dello spazio”. La qualità progettuale e la elevata efficienza devono contraddistinguere le proposte abitative all’interno delle aree urbane in costante sviluppo, pensate per quelle diverse categorie di cittadini o di nuclei familiari.