Scalo Rogoredo ospita ECOL, Easy Conscious Living, il nuovo quartiere dedicato all’abitare sociale, cooperativo e sostenibile: un’isola nella metropoli, ma saldamente ancorata alla terraferma.
ECOL rende semplice abitare in modo sostenibile, incentivando la mobilità dolce con le connessioni ciclopedonali e risparmiando energia con le residenze nzeb e il verde.
Il quartiere e il parco incernierano il sistema urbano, connettendo ciclopedonalmente Stazione Rogoredo, Porto di Mare e Santa Giulia, e il sistema del paesaggio, costruendo un’infrastruttura verde da Parco Alessandrini sino al Parco Agricolo Sud.
La roggia Gerenzana riaffiora nell’area, arricchisce il quartiere e il parco: Milano Città d’Acqua, con il suo paesaggio liquido, attrae i flussi innescando fenomeni di osmosi urbana.
L’urbanità di ECOL è pensata a scala umana e propone paesaggi variegati, che spaziano dallo scenario più artificiale a quello più naturale. Nel fraseggio della città immaginata rientrano molteplici elementi: la strada, la piazza, il canale, la cascina e il parco, che vengono combinati nell'area in modo da creare da un lato un quartiere denso, dall'altro un giardino verde, che vivono in una simbiosi mediata dal filtro urbano della cascina. Quest'ultima, nata dal recupero e ampliamento di uno degli edifici industriali che insistono sull'area, assume il ruolo di giuntura: tra spazio pubblico e semiprivato, tra residenze e parco (offrendo servizi a entrambi), in senso lato tra urbanità e naturalezza.
La cascina e i servizi di maggiore respiro aspirano ad immaginare un’architettura che non resti chiusa nei confini del lotto, ma che travalichi concettualmente il quartiere, fungendo da richiamo, che denunci la sua presenza ed inneschi una variazione nei flussi cittadini, fungendo da polo attrattore, nell'ottica di strutturare una città sempre più policentrica. Per ottenere questo risultato si è scelto da un lato di inserire dei landmark colorati verticali (le residenze alte) e orizzontali (le passerelle ciclopedonali); dall'altro di costruire una polarità vuota (la cascina e il parco) accanto a quella piena del quartiere, definendo lo spazio aperto alla stregua di quello chiuso.
La città esistente attorno all’area è organizzata in isolati chiusi che evocano la natura produttiva della città, i cui bordi si ingrossano per formare le volumetrie e in cui il vuoto occupa il centro. Appoggiandosi alla trama e alle tradizioni urbane del luogo, ECOL propone un sistema urbano concentrato, un isolato autonomo e complesso pieno ai bordi e vuoto al centro, che si relaziona alla strada ricostruendo il fronte urbano con una cortina edilizia permeabile, all’interno della quale si svolge la vita di quartiere.
L’urbanità alla scala umana si esplica all’interno, dove proseguono le relazioni ciclopedonali con Rogoredo, Santa Giulia, Chiaravalle, etc., nella cascina e nel parco, ai piani alti, con le terrazze aperte al pubblico, ma soprattutto ai piani terra. L'idea che la socialità si esplichi al piano terra informa il progetto e viene enfatizzata dai servizi comuni, dal commercio, dai grandi androni passanti e dai canali che, come sempre a Milano, assumono valenza urbana.
L’idea dell’Urbanità vista come Casa e in stretta relazione con l’alloggio, implica un salto di scala e un approfondimento sul disegno del quartiere, del parco e del gradiente tra Città pubblica e Città Privata che vi trova atto. Tale gradiente si esplica macroscopicamente a livello urbano, nel netto contrasto tra parco pubblico e residenze private; microscopicamente nel fluido intervallarsi di aree pubbliche, private, semipubbliche e semiprivate che disegnano gli spazi aperti e gli edifici. La molteplicità di relazioni tra casa e urbanità, tra abitante, alloggio, contesto, società e modi d’uso della città trova una corrispondenza fisica nel disegno del quartiere e degli alloggi, anche se la dimensione che si abita è quella del limite liquido tra interno ed esterno, tra aree private e pubbliche, tra spinte verticali e superfici orizzontali, perché l’importante non è tanto la frontiera tra l’una e l’altra città, ma lo spazio comune in cui si costruisce una comunità, ondeggiante tra intimità e vita pubblica.
Sulla strada, area pubblica per eccellenza, si avvicendano spazi pubblici e privati aperti ai cittadini (quali le piazze, gli esercizi commerciali e i servizi condivisi) e si accede alla dimensione semiprivata degli atrii passanti, da cui si occhieggia la vita del quartiere retrostante. Dagli androni si accede ai piani superiori in cui il livello di intimità si fa via via più intenso: al piano primo si avvicendano gli studiò che si affacciano su spazi collettivi loro dedicati, mentre ai piani superiori trovano posto i vari tagli degli appartamenti, da quelli condivisi ai più tradizionali, oltre alle terrazze pubbliche, a quelle comuni e agli ambienti/servizi dedicati alla comunità cooperativa.
Gli edifici, con le loro facciate tutte diverse, presentano più gradi di permeabilità: aperte ai piani terra, con aperture controllate ai piani superiori affacciati su via Toffetti, vetrate con logge e terrazze verso il canale. La vita del quartiere scorre davanti alle finestre da cui si vedono gli spazi pubblici, gli orti condivisi, i servizi commerciali, gli spazi e i servizi comuni. Gli edifici non sono torri isolate l’una dall’altra, ma coniugano le necessità del doppio affaccio con quella di creare una quinta credibile e piacevole dove trascorrere la vita di tutti i giorni: una quinta urbana.
La riflessione sulla Casa come Bene Comune, scaturisce dall’idea dell’alloggio come lo spazio che si raccoglie attorno a un’apertura, che deve il suo senso alla relazione con l’altro, l’esterno e la comunità. L’alloggio, la sua tipologia e i suoi spazi, nasce dal tipo di relazione che intrattiene con l’altro e dunque dal modus vivendi che propone: i diversi tagli, con le loro caratteristiche, permettono di vivere in strettissimo rapporto con altre persone (è il caso degli studiò e degli appartamenti condivisi) o in gradi di intimità sempre maggiori (appartamenti autonomi).
Se il piano terra è un ambito interamente pubblico, intervallato dagli spazi semi-privati degli androni abitabili attrezzati con portineria, il piano primo è dedicato al massimo livello di condivisione domestica, interpretato come spazi intimi minimi (studiò) attrezzati con letto e scrivania o letto e cucinino, che vivono in simbiosi con gli spazi di microcondivisione domestica: il salotto, la cucina, lo studio; oppure come macroappartamenti per gruppi di persone che scelgono una vita domestica extralarge.
I piani superiori sono dedicati ad appartamenti dai tagli più consueti, dal monolocale al quadrilocale, che sono tutti accomunati dalla presenza di uno sfogo esterno privato (loggia, terrazzo...) rivolto verso il canale.
I piani dedicati alla fruizione privata si intervallano con gli ambiti e i servizi condivisi che affacciano sulle terrazze in uso ai soli soci della cooperativa o eventualmente apribili al pubblico. Gli ambiti destinati ai soci della cooperativa sono molteplici e suddivisi tra spazi e servizi: per i primi la funzione verrà definita dagli utenti in un processo di dialogo con la cooperativa, mentre i secondi sono servizi e/o luoghi fisici inclusi nell'offerta abitativa, quali il sistema di raccolta e riciclaggio dei rifiuti a peso, il monitoraggio dei consumi, l'asilo nido, etc..
In quest’ottica l’idea che la Casa sia un Bene Comune si esplicita in più modi: l’abitare insieme, proponendo ambiti di incontro, servizi da condividere e nuovi tagli di alloggio che superino la logica della giustapposizione di appartamenti e integrino l’idea dell’abitare come condizione temporanea; la creazione del paesaggio urbano, della comunità e del quartiere a partire dalla casa; la creazione del bene comune, inteso come sostenibilità socio-ambientale, a partire dall’abitare.
ECOL è composto da un quartiere molto denso e da un’area pedonale e di verde attrezzato che copre circa il 75% della superficie complessiva del lotto. La scelta di concentrare l’edilizia residenziale in un numero contenuto di edifici permette di ottimizzare i collegamenti verticali, gli interrati contenenti i parcheggi e le aree di accumulo dei rifiuti, le dotazioni impiantistiche, i sistemi di produzione e trasporto dell’energia e gli accorgimenti per il risparmio energetico, quindi di tenere sotto controllo i costi complessivi dell’intervento. Gli appartamenti, come richiesto dal bando, si dividono in due tipologie: edilizia convenzionata agevolata, co-housing ed edilizia in locazione a canone convenzionato, residenze per studenti universitari, coabitazioni con servizi condivisi di natura sociale. La seconda tipologia rappresenta il 67% del totale. I tagli offerti variano tra mono/bi/tri e quadrilocali, oltre agli appartamenti extralarge e agli studiò. Tutti gli appartamenti, indipendentemente dalla loro dimensione e forma proprietaria, condividono una simile distribuzione planimetrica, con la zona giorno organizzata attorno ad ampi spazi aperti. Non si prevedono costi di costruzione differenti tra le due tipologie, dato che, onde evitare ghettizzazioni, si prevede una mixitè residenziale e funzionale e l’uso di finiture simili all’interno di tutti gli edifici. Il costo di costruzione per l’edilizia residenziale è stato considerato nell’ordine dei 1.400 euro/mq, riconoscendo, oltre al costo di realizzazione tecnica, alcune spese aggiuntive, quali l’adeguamento alle norme in tema di risparmio energetico e produzione in loco di energia valide per classificare gli edifici come nzeb, la previsione di aree all’aperto qualitative (quali logge e terrazze), la realizzazione di facciate differenti a partire dalla combinazione di alcuni elementi tipo, alcuni oneri costruttivi accessori (come allacciamenti, accatastamenti, frazionamenti), gli oneri di urbanizzazione, gli oneri complementari, etc.. L’incidenza del costo dell’area non è stata considerata nel costo al metro quadro ipotizzato. Il costo ipotizzato per le aree verdi è dell’ordine di 75/100 euro/mq. Si è ritenuto di prevedere un costo più alto della norma per via della realizzazione di alcuni campi e attrezzature sportive e del canale artificiale a partire dalla roggia Gerenzana, attualmente tombata al di sotto del piano stradale, i cui costi potrebbero essere condivisi con altre realtà interessate.