In un periodo storico la cui costante è il cambiamento, la proposta identifica la necessità di un nuovo contratto spaziale, per vivere insieme come individui e nuove collettività in cerca di spazi abitativi qualitativi, diversificati e inclusivi in cui identificarsi.
Urbanità e dimensione domestica sono spesso posti agli antipodi della pratica spaziale: il progetto, invece, enfatizza la sfera intima come determinante nella formazione contesto metropolitano, elaborando su come, individuandone i nuovi valori, la città possa essere riformulata dall’interno.
Riportiamo al centro del dibattito il valore della casa come strumento politico sociale, linguaggio di relazione e sistema economico, formulando nuove istruzioni per abitare insieme la città.
La città di Milano oggi si presenta come un contesto in trasformazione verso l’ambiziosa visione di Milano 2030, mirata ad uno sviluppo urbano sostenibile, ed il progetto per la riqualifica degli scali ferroviari da tempo discusso.
L'area di Rogoredo si colloca in posizione strategica rispetto a queste ambizioni, poiché da un lato si trova al confine tra il paesaggio urbano, segnato dalla presenza dell'alta velocità ferroviaria, e quello agricolo, grazie alla sua vicinanza al Parco Agricolo Sud; dall'altro, rappresenta un'importante punto di collegamento con i corridoi verdi cittadini previsti dal piano del governo del territorio.
Il progetto si pone in continuità con questo carattere del sito, proponendo un cambio di paradigma interscalare che si traduce in un masterplan ad alto livello di apertura e porosità fisica e visiva, verso un contesto in forte trasformazione.
La strategia urbano-paesaggistica affronta, quindi, il difficile rapporto con le preesistenze infrastrutturali, attraverso la ridefinizione dei limiti del sito come sistemi permeabili a carattere verde. Questo avviene attraverso il potenziamento di via Toffetti come infrastruttura sostenibile, riducendo la carreggiata a favore della mobilità lenta e migliorando l’accessibilità pedonale al sito in funzione del collegamento con la fermata metropolitana Porto di Mare. Inoltre, il trattamento del limite ad est e sud del sito, al confine con la zona di stoccaggio e passaggio mezzi pesanti proprietà di Ferrovie dello Stato, trasforma la necessità di separazione in opportunità paesaggistica, attraverso il progetto di un'area di filtro naturale. La distanza da queste zone viene garantita tramite un avvallamento riccamente piantato, corridoio ecologico di biodiversità, senza ricorrere a barriere fisiche tradizionali.
Contemporaneamente la strategia si pone l'obbiettivo di integrare il paesaggio entro i confini cittadini, accogliendo l’eredità paesaggistica del luogo tramite la riapertura della Roggia Gerenziana, parte del tessuto idrico storico della città. Essa diviene parte di un sistema più ampio di spazio pubblico diffuso di natura produttiva, culminante nel progetto di un parco a nord del sito, in connessione con la visione del PGT per l'area. Queste presenze definiscono la tassonomia del masterplan, influenzandone il suo carattere poroso e permeabile, aperto alle trasformazioni future del conte
Al fine di gettare le basi per la nascita di un comunità attiva, l’obiettivo è stato cercare di ristabilire quella che comunemente emerge come connessione sbiadita in molte aree periferiche metropolitane, ovvero quella tra la dimensione pubblica e quella privata della vita dei suoi cittadini.
Nell’ottica, dunque, di generare un quartiere da abitare e non solo da usare, il progetto si esprime attraverso un principio di “condivisione interscalare”, generando un gradiente spaziale “dalla stanza alla piazza”.
In questo senso, una visione più intima e domestica viene trasferita nel progetto dello spazio aperto, libero e diffuso, grazie alla sua connotazione produttiva che coglie l’eredità del vicino paesaggio agricolo milanese. Essa si traduce in una natura a piccola scala con cui interagire attivamente, un sistema diffuso di giardini spontanei e di orti urbani che generano delle sinergie, favorendo l’autoproduzione agricola del quartiere. Al contempo, lo spazio pubblico abbraccia il progetto architettonico influenzandone la scala e la connotazione del piano terra, caratterizzato da da una forte presenza di spazi per la collettività e mix funzionale, al fine di favorire la formazione di una comunità attiva ed inclusiva.
Viceversa, la vita pubblica e condivisa compenetra in quella domestica, grazie al progetto di spazi “filtro” porosi e permeabili, dai confini sfumati. Essi rappresentano il nostro interesse verso la continuità dell’esperienza individuale dall’interno verso l’esterno, fondamentale per una relazione sana con la collettività.
A questo proposito, cruciale diviene il disegno della facciata, come superficie verticale permeabile, vetrina per la vita reale. Essa consente di trasferire il concetto di condivisione domestica ad ogni edificio, conferendogli un’immagine coerente nonostante le diverse tipologie architettoniche. La pelle esterna quasi interamente finestrata rappresenta un momento di espressione individuale e costante relazione con il contesto. Coerentemente, il generoso spazio dedicato al ballatoio ed al balcone diviene continuazione di quello domestico, ampliamento della cellula abitativa e dispositivo di possibile interazione tra gli abitanti degli quartiere.
In linea con questo pensiero è stato sviluppato anche l’interno delle diverse tipologie abitative, strutturato come rapporto continuo tra spazi privati e condivisi.
“Abitare, e non semplicemente usare la città, vuol dire poter espandere la personalità di chi vi abita, connotare e dare identità al luogo, possederlo mentalmente ma qualche volta anche fisicamente.” Ugo La Pietra
Chiamati ad elaborare sull'abitare cooperativo, l’obiettivo è stato affrontare il difficile tema della sostenibilità sociale, prima che ambientale, analizzando il complesso sistema di relazioni tra individuo e contesto alla ricerca di nuovi valori progettuali.
Al fine di migliorare le qualità abitative, il progetto mette in discussione il mito del “programma deciso” come dato inconfutabile, riconoscendo che la casa come la famiglia è ormai un sistema non fissi, ma capace di adattamento. Ne consegue una riforma del programma abitativo, in continuità con l'idea di compenetrazione tra spazi privati e spazi condivisi, generata dall'unione di esigenze emergenti collettive ed individuali di un potenziale bacino d'utenza del progetto (formato principalmente da residenti a breve e a lungo termine). Da qui, la scelta della diversità tipologica degli edifici al fine di garantire un'offerta spaziale diversificata nel tempo per la convivenza di un gruppo eterogeneo di abitanti, lontana dall'idea di cluster residenziale omogeneo.
Coerentemente la proposta formula una strategia compositiva all'insegna della modularità generativa dell'alloggio, volta a proporre molteplici soluzioni architettoniche adattabili nel tempo: spazi ibridi aperti alla personalizzazione, che siano in grado di fornire agli abitanti un proprio spazio d'identificazione nella città.
A questo proposito, il progetto riserva una particolare attenzione all'aspetto economico, con l'intento di garantire l'accessibilità diffusa dell'alloggio, generando un’economia condivisa interna all’abitare. Essa si traduce a livello progettuale in tre punti fondamentali:
-la ricerca di un linguaggio tecnologico e materico tanto sincero quanto contemporaneo che culmina nella proposta della tipologia radicale del “naked apartment”, ovvero l'appartamento nudo, aperto ad un'estrema personalizzazione e dal costo ridotto;
-la diffusa presenza di spazi extra interni agli alloggi che possano generare un reddito in modo permanente o temporaneo per i diversi nuclei abitativi;
-un'attenzione generale verso la progettazione di spazi dedicati al vivere condiviso, definiti come scomputabili dal regolamento edilizio vigente.
Sostenibilità è un temine che ha assunto grande importanza nella comunicazione di architettura, ma in realtà l’architettura stessa è sviluppo sostenibile, se la intendiamo nel suo ruolo essenziale primario, cioè produrre spazio per vivere. La questione fondamentale è quindi il rapporto tra esseri umani, spazio e ambiente che ci ha portati a concepire il progetto dall’interno, generando il titolo ‘urbanità domestica’. Il progetto quindi vuole economizzare i costi lavorando con i mezzi a disposizione basandosi su dei principi molto semplici: buona illuminazione, generosità degli spazi, semplicità e chiarezza dei metodi costruttivi, versatilità e adattabilità. Il confronto e la preventivazione con aziende leader nella progettazione di tecnologie a secco e l’eliminazione del superfluo ci ha portati a definire un prezzo al mq per l’edilizia abitativa di c.a 1300 €/mq. Nello specifico, la tecnologia proposta è composta da una strutture a telaio in cemento prefabbricato di origine industriale e tamponature con sistema a ‘sandwich’ (fornitura e montaggio 700 €/mq) che permettono un elevato grado di libertà di foratura delle facciate e un intelligente scelta dei materiali di finitura. Esternamente gli edifici sono rivestiti in lamiera ondulata a vista e legno industriale lasciando comunque aperta la possibilità di scelta fra una varietà di prodotti a basso costo e con un elevata resistenza gli agenti atmosferici. Internamente la filosofia del ‘naked apartment’ ha caratterizzato la scelta di esporre materiali non finiti come i soffitti in cemento dei sistemi prefabbricati predalles o pareti in legno multistrato, che permette di fornire alloggi ad elevato grado di personalizzazione, ma soprattutto un abbattimento dei costi (c.a 100 €/mq), generando un totale stimato per opere di finitura e completamento di c.a 500 €/mq. Inoltre, la scelta radicale di non costruire parcheggi interrati che considera però l’ottima connessione del sito di Rogoredo alla mobilità urbana ed extra urbana e una visione positiva di un futuro con carico di auto ridotto, ha consentito un risparmio di circa 300 €/mq. Infine, per la realizzazione degli spazi aperti è stato stimato un costo di costruzione di circa 300€/mq grazie alla riduzione delle superfici pavimentate limitate ai percorsi e piazze. Un disegno regolare permette la posa di materiali modulari come piastrelle in cemento, preservando un’ elevata permeabilità del suolo.