Fluido e frammentato, attraversabile e modificabile, espandibile, smontabile, suscettibile..umorale.
Una presenza costante e discreta, uno spazio urbano della condivisione e dell’appropriazione, la casa di ognuno piuttosto che lo spazio di nessuno.
LAN è la rete dei rapporti ed il supporto che li ospita.
LAN è il luogo dell’incontro e il motivo per cui esso avviene.
LAN è domanda e risposta che si incontrano su una piattaforma urbana.
La strategia per l’area Rogoredo si basa su un approccio che partendo dalle criticità e potenzialità del territorio, mira ad una rilettura dello spazio aperto pubblico come scenario attivo nella vita quotidiana di abitanti e visitatori. E’ partendo da ciò che esiste che la “nuova Rogoredo” si trasforma in eco-quartiere di servizi.
LAN - local area network è una maglia di relazioni tra spazi esistenti e di progetto, che rafforza vecchie connessioni, spaziali e sociali, e ne innesca di nuove.
Lo spazio urbano si struttura tramite una spina tangenziale nord/sud, che si materializza in un parco lineare, al contempo barriera e connessione tra l’edificato ed il vallo ferroviario. Questa spina verde ingloba e sistematizza isole già presenti sul territorio (aree adibite ad orto urbano alle estremità nord e sud del perimetro, parco lineare lungo via Rogoredo).Le estremità del nuovo parco si configurano come campi eco-energetici, dotati di dispositivi eolici, fotovoltaici,vasche di fitudepurazione per la raccolta delle acque meteoriche, riutilizzabili per fini agricoli negli orti limitrofi. Appena possibile, il parco si espande negli isolati limitrofi, aprendosi in aree verdi piu ampie e di diretto servizio alla residenza. Perpendicolarmente alla spina verde si innesta la maglia viaria esistente, riconfigurata come un pettine dal parterre riconoscibile che conduce a elementi verticali di testata :le ecovedette (strutture dotate di pareti fotovoltaiche, microelico, faccite verdi, dispositivi di controllo della qualità dell’aria) che diventano un bersaglio visuale verde per i pedoni che si muovono in direzione opposta rispetto a quella del parco.Le ecovedette, con i campi eco-energetici di testata, punteggiano il territorio marcandone la misura e fungendo, grazie alla loro altezza, da punti di orientamento e riferimento.Una spina di viabilità veloce si oppone a quella verde lungo il lato est del perimetro, mentre a metà strada tra queste entità parallele, il Nuovo Corso Rogoredo diventa passeggiata urbana attrezzata che partendo dal Giardino degli Orti raggiunge il centro sportivo, attraversa la vecchia Rogoredo e va ad attestarsi sulla promende esistente.L’ area infine è punteggiata da una costellazione di padiglioni goccia, riconoscibili ma differenti, che diventano i punti di approdo della LAN, fitta rete di connessioni multiple tra servizi,luoghi, situazioni
Il progetto degli spazi aperti si integra e coincide pienamente con quello dei piani terra degli edifici già previsti nell’area. L’intenzione è quella di rendere la quota urbana completamente accessibile e fruibile; essa in tal modo si configura come un’appendice della spina verde pubblica che lambisce il perimetro di progetto lungo il lato ovest.
A dispetto delle massive volumetrie residenziali e commerciali previste e comunque rispettate nella proposta, il carattere architettonico della quota urbana è minuto, libero, leggero, fluido. Lo spazio aperto e quello chiuso si intrecciano l’uno con l’altro sfumando o annullando completamente i propri confini tradizionali di soglia, per dar luogo ad una serie di percorrenze e funzioni non gerarchicamente ordinate e non immediatamente inscrivibili in aree definite e rigide.
La volontà è quella di fornire una risposta alle stereometrie imponenti dei fabbricati residenziali previsti, proprio tramite lo spazio che sta sotto ai loro piedi: la quota urbana, concatenazione continua e multi-direzionale di spazi aperti, coperti, chiusi, semi-privati, delimitati, accompagnati, pubblici, semi-pubblici e privati, verdi, attrezzati, coltivati o pavimentati, si configura perciò come un play-ground trasversale dove ogni utente trova una dimensione del vivere la città più umana, forse più giocosa ma comunque del tutto funzionale.
Numerosi e variegati sono gli spazi di servizio alla residenza previsti: parcheggi, un asilo, un punto ristoro, una biblioteca di quartiere, alcuni servizi commerciali che emergono dalla copertura del supermercato ipogeo, uno spazio per il co-working, un locale per i Gas, un’ampia superficie coltivabile irrigata tramite le acque del fosso Taverna secondo il principio della marcite, aree sport e gioco.
Le residenze si connettono a questo universo servito tramite le proprie corti, che restano comunque in parte permeate da passaggi pubblici ed i propri atri di accesso che continuano a fornire servizio nel passaggio tra pubblico e privato con locali per passeggini e bici e ampi spazi comuni di relazione e di incontro per gli inquilini.
Il piano dei servizi collaborativi progettati nasce da un’attenta analisi dei potenziali fruitori, dalle loro esigenze, dei loro bisogni e rispettivi background.
Le personas analizzate coprono orientativamente tutte le fasce di età e per alcune di esse sono state pensate le future evoluzioni con i relativi bisogni e immaginate le possibili interrelazioni.
Il più piccolo è Ettore di 3 anni che vive in un quadrilocale nelle residenze del quartiere con i genitori, entrambi lavoratori e i nonni materni (coabitanti), con cui passa la maggior parte del suo tempo. La mattina la mamma lo accompagna all’asilo prima di prendere il bus per andare al lavoro. Passa il pomeriggio in compagnia degli altri bambini giocando nel parco e nell’area giochi.
Un’abitante delle case/lavoro è Marzia, 33 anni, dottoranda alla Facoltà di matematica, che oltre a trascorrere gran parte del suo tempo in biblioteca per le ricerche della tesi di dottorato, offre ripetizioni di matematica nell’area co-working e coordina il gruppo GAS a km 0 raccogliendo le ordinazioni on-line una volta a settimana e provvedono a dividere e a distribuire la merce arrivata. Due volte a settimana usufruisce del servizio bike sharing disponibile nell’area comune degli alloggi al piano terra per mantenersi in forma o va a correre nel nuovo parco lineare.
Luca, pendolare, vive nelle residenze ma lavora in un laboratorio medico e ogni giorno fa colazione al bar e prende il treno per Milano centro. È sposato e padre di due bambini di 7 e 3 anni. Pur essendo milanese ha deciso di non vivere in centro perchè troppo caro per una faglia di quattro persone.
Il più grande è Ambrogio, di origini calabresi ex operaio delle acciaierie Redaelli. Conosce tutto il vicinato perchè passa gran parte della giornata fuori casa. Esce presto ogni mattina per comprare il giornale e leggerlo nel chiosco del parco dove passa la mattinata a giocare a burraco. E’ tra i promotori e coltivatori degli orti urbani. Grazie a lui molti degli abitanti si sono avvicinati alla coltivazione.
Il progetto del lotto 1 nasce dalla precisa volontà di realizzare microstrutture che creino un tessuto "cittadino" a misura d'uomo, totalmente attraversabile, permeabile da e verso il parco lineare e che funga da porta di accesso alla zona interna e più strettamente residenziale.
L'obiettivo è favorire una rigenerazione urbana risolvendo quei problemi tipici delle aree abbandonate da industria e terziario, come la mono-funzionalità ad alta densità, la totale assenza di un'identità di quartiere e la mancanza di spazi pubblici diffusi.
La scelta progettuale stravolge la normale concezione di centro commerciale, dove più esercizi commerciali sono inseriti in un'unica struttura a destinazione specifica e usufruiscono di servizi e spazi comuni. Nella proposta redatta, la superficie alla quota urbana ospita dei micro-spazi completamente attraversabili e indipendenti ma comunque connessi al parco lineare, al resto del tessuto e tra loro. Questi, ospitano piccoli negozi di vicinato, panetteria edicola e bar e due servizi attrattori più importanti: l’ufficio postale e la farmacia. Per la media struttura di vendita invece, impossibile da deframmentare, si prevede l’interramento a quota -6.5 m , ma è giocando sopra e attorno ad essa con svuotamenti, tagli e collegamenti che si viene determinare il carattere di percorribilità urbana degli isolati.
La grande piazza a quota -2,50 m favorisce il collegamento dei parcheggi con le residenze il supermercato e l’ufficio postale.
La “hall” del supermercato accessibile da tutti i differenti livelli superiori e servita da tappeti mobili e ascensori, accoglie il cliente in un ampio e luminoso doppio volume introducendolo in un percorso morbido e continuo verso l’acquisto delle merci.
La tipologia proposta per la casa lavoro parte dal ballatoio, come elemento riconoscibile e tradizionale nell’ambito dell’edilizia residenziale milanese, interpretandolo e manipolandolo sia per i suoi caratteri morfologici che per la sua valenza funzionale e percettiva.
Un unico elemento di connessione orizzontale mette in comunicazione il primo livello di tutti gli edifici, trasformandosi di volta in volta in corridoio, passerella, ballatoio adiacente o scostato dalla facciata, area di sosta ampia, atrio per scale e ascensori, stenditoio, sala comune.
E’ lungo questo percorso camaleontico che si dispongono le tipologie residenza/lavoro.
Del resto non potrebbe essere altrimenti.
E’ caratteristica insita nella tipologia stessa, infatti, la necessità di accogliere e dirigere verso le singole unità non solo gli utenti diretti, ma anche coloro che potrebbero esserne utenti indiretti o fruitori.
Così le due tipologie di casa lavoro delineate trovano entrambe accesso da un connettivo/ballatoio pubblico abbastanza ampio da poter divenire spazio di sosta, incontro e in alcuni casi di appropriazione, una sorta di strada pubblica e pedonale in quota.
Le due tipologie si differenziano anche per il loro indice di trasformabilità e per il grado di separazione innescato tra l’ambito del lavoro e quello di residenza.
Se nel duplex le due funzioni sono nettamente separate, per accesso e percezione, grazie allo sviluppo del corpo su due livelli, nella tipologia simplex la casa-lavoro è un unico corpo diversamente sfruttabile che trova ampia relazione e connessione con il ballatoio pubblico da un lato e con le unità adiacenti ed in alcuni casi le terrazze dall’altro.